LIBRI

È possibile un approccio alla Sacra scrittura nel quale oltre ai lumi dello Spirito Santo, indispensabili, si possa ricorrere pure a quelli, altrettanto necessari, del buon senso?
Le Letture bibliche di Alberto Maggi cercano di rispondere a questi interrogativi attraverso studi, a tutti accessibili, nei quali l’attenta traduzione del testo permette a tutti di scoprire l’attualità della sorprendente ricchezza della Buona Notizia di Gesù.

La ricerca del Centro Studi Biblici si è anche focalizzata negli anni sui libri dell’Apocalisse, grazie al prezioso contributo di Ricardo Pérez Márquez, che ha già pubblicato in merito 2 volumi, sempre con Cittadella Editrice.

L’ANTICO TESTAMENTO NELL’APOCALISSE

L’argomento si colloca all’interno di una delle questioni che, in ambito teologico, più ha attirato l’attenzione degli studiosi fin dal primo cristianesimo: il rapporto tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Riguardo al libro dell’Apocalisse tale rapporto si presenta come uno degli aspetti più complessi dell’opera, ma allo stesso tempo come quello che più la caratterizza, visto l’uso che l’autore ha fatto delle Scritture d’Israele; un uso talmente originale e creativo da poter definire l’Apocalisse non solo una «rilettura cristiana di tutto l’AT», ma anche una «riscrittura» di essa alla luce della novità del messaggio evangelico.

IL MANDANTE

L’assassinio del Cristo secondo Giovanni

I capitoli 18 e 19 di Giovanni sono la più severa denuncia mai apparsa nei Vangeli contro un’istituzione religiosa che, anziché porsi a servizio di Dio, ha usato Dio per i propri interessi, deturpandone il volto e rendendolo simile a se stessa, rapace e disumana, un Dio che accetta come culto il sacrificio degli uomini: “Viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio” (Gv 16,2)

GESÙ EBREO per parte di madre

Il Cristo di Matteo

Come tutti i tentativi di appropriazione di Gesù, anche la rigiudaizzazione del Cristo e una visione parziale della figura del Signore, con in più l’aggravante di svuotare completamente il significato della sua vita e del suo insegnamento. Gesù non è stato né un pio Giudeo né un riformatore venuto a purificare la religione o il Tempio. Il Cristo è venuto a eliminare Tempio e religione. Il Cristo è l’Uomo-Dio, manifestazione visibile del Dio invisibile, l’unico che poteva cambiare la relazione tra gli uomini e il Padre. È stato rifacendosi al Padre, anziché ai padri, che Gesù ha potuto distaccarsi dal mondo culturale giudaico, nel quale era cresciuto ed era stato educato, e dare inizio a un cambio radicale e irreversibile non solo alla storia, ma a ogni fenomeno religioso.

NON ANCORA MADONNA

Maria secondo i Vangeli

Maria non è la chioccia sotto le cui ali cercare la protezione, ma la donna con la quale camminare insieme affinché siano “rovesciati i potenti dai troni, innalzati gli umili, ricolmati di beni gli affamati e rimandati a mani vuote i ricchi” (Lc. 1,52-53). È questa la Maria che emerge dalla riflessione sui vangeli. Una donna che è grande non solo perché è la madre di Gesù, ma perché ne diventa la fedele discepola e si pone a fianco del giustiziato contro chi lo ha crocifisso, schierandosi così per sempre a favore degli oppressi, del poveri, dei disprezzati.

ROBA DA PRETI

“Roba da preti” significa a volte qualcosa riservato ad una speciale categoria di persone e comunque al di fuori delle possibilità della gente normale. Altre volte è offensivo: “roba da preti” è uguale a roba da sottosviluppati, oppure qualcosa di complicato, di astruso… in tutti i casi non appartenente alla sfera degli interessi delle persone comuni. Più grave ancora è quando questa espressione viene riferita al messaggio di Gesù. Per molti il vangelo è “roba da preti”, qualcosa riservata a specialisti, che non vale la pena conoscere. Anche parecchi credenti ritengono che tante parti del vangelo siano indirizzate a particolari categorie di persone e il poco rimasto che li riguarda contengono formule da credere e precetti da osservare. Ma la “Buona Notizia è per tutti”. Tutto il vangelo è per tutti. Il messaggio d’amore incondizionato da parte di Dio è rivolto a tutti gli uomini. Non è una proposta per preti, ma anche per i laici, per i santi come per i peccatori, per i giusti come per gli immorali e i disprezzati. Nessuno è escluso dall’invito alla pienezza di vita che Gesù fa.

PARABOLE COME PIETRE

Perché la parabola porti frutto in chi l’ascolta non è sufficiente la sua comprensione, ma occorre anche la sua accettazione. Infatti, spesso, proprio coloro che comprendevano le parabole di Gesù gli si rivoltavano contro, perché quanto era stato detto andava contro i loro interessi. L’atteggiamento ostile delle autorità era dovuto al fatto che molte parabole erano come pietre scagliate contro l’onnipossente apparato di un’istituzione religiosa da sempre sorda e ostile all’azione del “Dio con noi”. Con le parabole Gesù cerca di traghettare l’ascoltatore dal mondo della religione a quello della fede, dalla Legge all’amore gratuito.

PADRE DEI POVERI. LE BEATITUDINI – Vol. 1

“Beati i poveri”, “beati gli afflitti”, “beati gli affamati”… Quelle che dall’uomo comune vengono considerate disgrazie, o almeno situazioni di sofferenza dalle quali si fa tutto per uscire, nella predicazione della Chiesa vennero indicate come condizioni di grande privilegio nelle quali che si trovava doveva permanere felice, per assicurarsi la futura celeste ricompensa: “perché di essi è il regno dei cieli”. E questa veniva chiamata la “buona notizia”. Tale predicazione era inevitabilmente destinata a fallire. Quanti vivevano fuori da situazioni di povertà e afflizione si guardavano bene dall’entrare in queste categorie di “beati”, e chi invece si trovava in queste condizioni faceva di tutto per venirne fuori, abbandonando ben volentieri povertà e beatitudine. La responsabilità della distorsione del messaggio evangelico, ancora una volta, va attribuito in parte alla approssimativa traduzione di un testo tanto importante per la vita del credente. Le beatitudini proclamate dal vangelo non sono una consolante litania per confortare i tribolati del mondo, ma il fattivo invito ad eliminare le cause della loro sofferenza. Gesù non incoraggia gli uomini alla rassegnazione passiva, ma chiede ai credenti di adoperarsi affinché non esistano più situazioni di infelicità. Non proclama beati i poveri, gli afflitti e gli affamati in quanto tali, ma perché queste loro situazioni di sofferenza verranno eliminate da parte della comunità dei credenti.

PADRE DEI POVERI. IL PADRE NOSTRO – Vol.2

Nel Padre Nostro Gesù non insegna una formula, per quanto nobile, di preghiera, ma invita i suoi discepoli ad un impegno esistenziale, ponendo l’alternativa tra una preghiera egocentrica, basata sulla categoria del merito e della santificazione di sé e la preghiera espressione di amore per l’altro. Non un’orazione in più, ma un modo diverso di essere e di vivere. Mentre la religione esige una preghiera che distingua dalle altre religioni e divida dai non credenti, la fede proposta da Gesù chiede uno stile di vita che elimini distinzioni e separazioni: formula di accettazione di questa fede è il Pater, i cui contenuti sono talmente universali da poter essere fatti propri da qualunque uomo viva per il bene degli altri indipendentemente dal suo credo religioso.

COME LEGGERE IL VANGELO

e non perdere la fede

I numerosi ostacoli che la lettura dei vangeli presenta pongono la questione se sia possibile un approccio oltre al quale oltre ai lumi dello Spirito Santo, indispensabili, si possa ricorrere pure a quelli, altrettanto necessari , del buon senso. Ci si può avvicinare ai vangeli attraverso una lettura che susciti la fede, e non che la esiga perché siano accettati ciecamente episodi e messaggi apparentemente contrari alla ragione e al buon senso? Sono soltanto alcuni tra i numerosi interrogativi e problemi che una lettura non acritica né fanatica dei vangeli comporta. Problemi che dipendono in parte dal fatto che il lettore si trova di fronte a una traduzione di un testo trasmesso duemila anni fa in una lingua ormai defunta, e con immagini scaturite da una cultura orientale molto differente da quella occidentale. In questo libro si cercherà di rispondere agli interrogativi con una serie di riflessioni rivolte a quei “non credenti” che tentino un primo approccio ai vangeli e a quei “credenti” che desiderino scoprire le ricchezze nascoste in testi così importanti per la vita del cristiano.

NOSTRA SIGNORA DEGLI ERETICI

La lettura di questo libro offre almeno due vantaggi. Il primo è quello di costringerci ad abbandonare certe oleografie profondamente incrostate nel nostro spirito, vere e proprie sovrastrutture che ci impediscono persino di leggere i passi evangelici nel loro senso più ovvio (come quando, ad esempio, Luca annota che il padre e la madre di Gesù “si stupivano delle cose che si dicevano di lui” e che “non compresero le sue parole”). Il secondo vantaggio è che l’autore esplora a fondo, o perlomeno crea le premesse per poterlo fare, un tema mariano tra i più affascinanti e oggi ampiamente sottilineato: Maria ha compiuto un reale itinerario di fede. Non ha camminato nella visione, ma nella fede (dalla presentazione di Bruno Maggioni).

GESU’ E BELZEBU’

Satana e demòni nel Vangelo di Marco

Chi sono i demòni? Chi li ha creati? Che differenza c’è tra dèmone e demònio? Satana è un dèmone, un demònio, o un diavolo? Come mai Gesù viene chiamato Beelzebù? Anche Gesù è un Lucifero? Perché Gesù si rivolge a Pietro come a satana? Perché nell’AT non ci sono indemoniati? Perché nei vangeli non esistono casi di persone possedute dal diavolo? A questi e altri interrogativi si propone di rispondere questo libro dove vengono esaminati tutti i brani dell’ AT ebraico e della sua traduzione greca (LXX) nei quali sono presenti demòni e diavoli. Per il NT vengono analizzati tutti gli episodi del Vangelo di Marco, dove compaiono spiriti impuri, demòni e il satana. I risultati della ricerca storico-esegetica, proposti con un linguaggio a tutti accessibile, non mancano di sorprendere e sottolineano ancora una volta la vittoria e la liberazione portata da Gesù e dal suo messaggio su quelle credenze che condizionavano la vita degli antichi.

LE CIPOLLE DI MARTA

Profili evangelici

“La fede è un dono di Dio” è la formula preferita dalle persone che non hanno fede. Infatti, se la fede è un dono di Dio, è dal Signore che dipende la quantità e la qualità di fede degli uomini. Se uno ha fede, non è lui il responsabile, ma Dio stesso che non gli ha fatto quel dono. Un dono normalmente più compatito che invidiato in chi ce l’ha, giacchè molti ritengono che avere fede significhi dover accettare rassegnati i capricci della volontà divina o ei suoi sedicenti portavoce. Per questo si sente frequentemente l’espressione “Beato te che hai (tanta) fede!”, che tradotto significa “Io me la cavo meglio senza”. Le incertezze e i dubbi della fede sono l’oggetto di questo libro nel quale sono presentati i personaggi evangelici, da Elisabetta e Zaccaria a Maria di Magdala e Tommaso, accomunati dalla difficoltà di credere nel Dio di Gesù (dall’Introduzione).